A B C D E F G H I L M N O P Q R S T U V Z

Dr Piero Chirletti


Professore Ordinario di Chirurgia all'Università  La Sapienza di Roma.
Direttore dell'Unità  Operativa Complessa di Chirurgia Generale N all'interno del Dipartimento di Chirurgia Francesco Durante.
Direttore della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Generale- Chirurgia di Urgenza.
Direttore di un Master di II° Livello di Medicina di Urgenza.

Quali sono professore le patologie delle quali si occupa principalmente?

Io nasco dalla Scuola Valdoniana, e quindi mi sono sempre occupato di tutta la chirurgia generale, intesa complessivamente.

Se lei dovesse individuare il “suo†intervento, quello per il qualeè ritenuto un punto di riferimento, quale sarebbe?

Ogni chirurgo, con gli anni, finisce per avere un campo di prevalenza di ordine sia scientifico che professionale che lo qualifica un po' all'esterno. Quello mio attualeè la chirurgia epatobiliopancreatica. Molto orientata, in particolare, sui tumori primitivi del fegato e del pancreas.

Da un punto di vista statistico, parlando del Policlinico Umberto I e nello specifico del suo reparto, questo tipo di patologia di cui lei parla, che incidenza ha in termini numerici? In un anno quanti interventi effettuate?

L'incidenza del tumore del pancreas negli ultimi dieci anniè in aumento, ma la frequenza con la quale noi operiamo questi pazientiè un po' diversa da quella cheè l'incidenza statistica epidemiologica, perchà© essendoci noi occupati di questo argomento, abbiamo finito per attrarre l'interesse delle medicine, o della gastroenterologia o dei gruppi che si occupano delle malattie del fegato e del pancreas negli ultimi dieci anniè in aumento, ma la frequenza con la quale noi operiamo questi pazientiè un po' diversa da quella cheè l'incidenza statistica epidemiologica, perchà© essendoci noi occupati di questo argomento, abbiamo finito per attrarre l'interesse delle medicine, o della gastroenterologia o dei gruppi che si occupano delle malattie del fegato e del pancreas. Complessivamente, fra tutte le malattie benigne e maligne del pancreas, abbiamo operato oltre 50 casi, e di questi un po' meno della metà  erano tumori primitivi del pancreas. Questo dato la dice lunga sul fatto che il nostro Repartoè divenuto, negli anni, un centro in cui fare afferire numerosi casi, tanto che, il nostro direttore di dipartimento attualmente, il professor Francesco Vietri, ha chiesto alla regione Lazio, in virtù di questa nostra qualificazione, di istituire presso questo Dipartimento, il Centro di Riferimento per la Chirurgia del Pancreas su Roma. Abbiamo avuto, nell'ultimo anno, oltre 22 casi di tumore del pancreas, e pensi che, affinchà© si possa parlare di “centro di eccellenza†rispetto ad una patologia, si deve avere trattato almeno 10 casi.

Partendo da questi numeri, può fornirci dei dati rispetto alla risoluzione dei casi trattati?

La caratteristica che ci ha contraddistinti, che poi riflette molto quello cheè l'indirizzo generale della letteratura, e di tutti i chirurghi, non solo nel Lazio, ma in Italia ed in Europa che si occupano di questo tipo di chirurgia,è che con l'aumentare dell'esperienza, con l'aumentare del volume di chirurgia che i centri fanno, aumenta la cosiddetta resecabilità  del tumore. Vale a dire, più uno diventa esperto, maggiori sono i casi complessi che riesce a operare. La chirurgia, nel tumore del pancreas, finisce per essere la terapia con la più alta possibilità  di miglioramento dei risultati. Le statistiche mondiali dicono che solamente il 30% dei pazienti che si presentano con tumori del pancreas, sono operabili. Quindi questo la dice lunga sul fatto cheè un tumore talmente subdolo, che quando si manifesta,è già  ampiamente diffuso. Però, mentre fino a 15 anni fa la mortalità  per questo tipo di intervento, cheè considerato, sicuramente, nell'ambito della chirurgia addominale, l'intervento più complesso, era attestata intorno al 20% o 25% dei casi, oggi, nei centri di riferimento, italiani, europei e internazionali, la mortalità  oscilla fra il 2 e il 5%.

Questi numeri incoraggianti, li può riferire anche alla vostra esperienza?

Le posso dire che negli ultimi 50 casi da noi operati, dal 2001 fino ad oggi, non abbiamo avuto mortalità  operatoria.

è già  un grosso risultato, quindi, visti i precedenti. vvero?

Assolutamente sà¬. Le dico questo per spiegarle che questo tipo di chirurgia si affina molto, cioè diventa tecnicamente più fattibile e concretamente più realizzabile, quanto maggioreè il numero dei pazienti che vengono osservati. Inoltre non si può negare che questi risultati dipendono tantissimo, anche dall'apporto e dal supporto della tecnologia.

Parlando di supporto farmacologico; quantoè migliorato l'esito dei vostri interventi grazie ai farmaci?

A mio modo di vedere, i risultati della chirurgia, intesa anche come riduzione di morbilità , cioè di complicanze post operatorie, che possono sorgere dopo interventi di questo tipo, sono migliorati anche in virtù di alcuni farmaci. Fra questi in particolare direi l'uso della SOMATOSTATINA, che ha inciso, secondo me, per una buona percentuale, non tanto, nell'impedire lo sviluppo delle complicanze, ma nel ridurne la gravità . La mortalità  di cui parlavo prima, stimata intorno al 25-30% dei casi, era molto legata alle complicanze post operatorie, che non potevano essere dominate cosଠcome lo sono adesso. Nella chemioterapia, per esempio, la Cencitapina,è un farmaco che ha assolutamente cambiato la qualità  della vita di chiè stato colpito dal tumore del pancreas.

Ognuno di voi si specializza nella sua branca, ed ognuno di voi ha una sua tecnica operatoria. Il vostro Repartoè definito “di eccellenza†anche per il tipo di intervento che voi effettuate, qualè il suo?

Questoè assolutamente vero. Vede, l'affinarsi delle tecniche, l'aumento di interesse culturale, scientifico, e clinico per una patologia, si traduce sempre in un interesse clinico per i pazienti, quindi per l'uomo. L'intervento non deve solamente estirpare il tumore, ma deve poi ricostruire, e restituire, fisiologicamente parlando, la migliore vita possibile ai pazienti. E cosà¬, ciascuno di noi ha finito per proporre, inventare e predisporre nuove modalità  di ricostruzione. Nel caso della chirurgia del pancreas,è particolarmente importante, perchà©è l'intervento chirurgico forse più complesso, perchà© demolisce molte strutture ed organi, che vanno ricostruiti perchà© indispensabili per l'apparato digestivo. La modalità  che noi abbiamo messo a puntoè una tecnica personale, che consente, dopo l'asportazione, una ricostruzione del transito intestinale, della via digestiva, della via biliare e pancreatica. La nostra modalità  tecnicaè pubblicata nelle riviste scientifiche ormai come nostra, e la sua caratteristica consiste nell'utilizzare, invece che una sola ansa intestinale nel ricostruire lo stomaco, il pancreas, la via biliare e l'intestino, due anse, e questo per motivi di ordine, non solamente tecnico, ma anche e soprattutto fisiopatologico.

Questa modalità  di esecuzione dell'intervento quali benefici produce nel decorso post-operatorio e di vita del paziente?

Ha un peso notevole, perchà© senza questa metodologia i pazienti, per la maggior parte dei casi perdevano peso e non lo riacquistavano più nella loro vita, avevano una ripresa ed una qualità  della vita davvero mediocre, pagavano un prezzo elevatissimo per avere salva la vita, forse per quattro o cinque anni. Adesso, da parte degli esperti di questo tipo di chirurgia, c'è molta attenzione verso la qualità  della vita di questi pazienti. Queste modalità  di intervento che noi adottiamo, consentono ai pazienti di riprendere una vita normale, con una funzione digestiva perfettamente normale, e non perdono più peso.

C'è un vademecum, al di là  di quelli classici, di prevenzione rispetto a questo tipo di patologie? C'è qualcosa di particolare cheè bene evitare per non contrarre un tumore del pancreas?

Il tumore del pancreasè frequente nelle popolazioni più agiate, edè un tipo di patologia che ha più incidenza laddoveè presente un maggiore sviluppo industriale e là  dove sono elevati alcuni abusi. In particolare l'abuso sia dell'alcool che di alcune sostanze un po' voluttuarie; e fra questeè stata individuata il caffè.

Quali sono le prospettive di questa vostra specializzazione? Quali sono gli obiettivi ai quali aspirate?

Tutti gli interventi sul seno direi. Una volta era il naso, la parte del corpo più ritoccata dalla chirurgia plastica. Noi vorremmo, innanzitutto, tentare di incrementare quello cheè il problema della diagnosi di alcune malattie. Ci sono alcune patologie benigne o apparentemente tali, del pancreas, che devono essere tenute molto in sorveglianza, perchà© alcune di queste, hanno, rispetto ad altre, una elevata possibilità  di trasformazione in tumori maligni. Mi riferisco in particolar modo ad alcuni tumori, cosiddetti mucinosi, papillari del pancreas, che si presentano all'inizio come tumori benigni, ma vanno tenuti in seria considerazione. Le cisti, perchà© la patologia si manifesta con cisti del pancreas, a volte vengono un po' misconosciute nella loro evoluzione subdola, per cui ci capita di operare pazienti, che se avessimo trattato qualche anno prima, sarebbe stato assai meglio. Alloraè su questo che vogliamo incidere con il nostro progetto. Ovviamente per fare ciò,è necessaria una metodologia diagnostica sofisticatissima, di cui, il nostro centro, la nostra azienda, il nostro Policlinico Universitario deve essere dotato.

Al Policlinico Umberto I, lei ritiene che ci si siano gli strumenti necessari per lavorare bene, oè carente da questo punto di vista?

Devo dire che gli strumenti ci sono tutti. Nel bene e nel male, ho un grande ed assoluto rispetto di questo nostro Policlinico Universitario. Le potenzialità  e le professionalità  che esistono in questa struttura credo che non esistano in nessun altro dei policlinici italiani. Bisogna solamente resettare un po' tutto il sistema.

Possiamo quindi affermare che l'involucro merita di essere approntato meglio, ma dentro c'è assoluta qualità ?

Assolutamente sà¬, e di altissimo livello. Lei consideri che in questo mio progetto ho voluto inserire alcuni colleghi, ai quali ho sollecitato l'interesse per questo tipo di patologia, e tutti ne sono rimasti veramente contenti e soddisfatti. Siamo un gruppo di persone che collabora, perchà© il chirurgo nonè l'unico elemento di necessità  per portare a termine i progetti. Le cito una figura, per esempio, quella del radiologo. Nel nostro caso, il professor Gianfranco Gualdi, con quale io collaboro, ha messo a punto una tecnica di immagine che veramente ha fatto cambiare moltissime delle mie procedure terapeutiche, la sua esatta diagnosi mi ha consentito di mettere a punto, molti dettagli, prima dell'intervento chirurgico; perchà© lei potrà  ben capire, sapere prima quante armi ha il nemico, rende molto più facile la battaglia.

Luigina Dinnella

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