Dr Giovanna Delogu
Professore Ordinario in Anestesia e Rianimazione.
Direttore di una UOC (Unitą Operativa Centrale).
Direttore della Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione.
Dell'Universitą La Sapienza di Roma, e Referente Nazionale per questa scuola a livello Ministeriale.
Professoressa, quali sono gli ambiti nei quali si svolge la sua professione?
Noi anestesisti rianimatori svolgiamo la nostra professione nell'ambito di tre settori. Ci occupiamo sostanzialmente, di quella cheč la patologia critica dei malati pił gravi, quelli che noi chiamiamo malati critici; lavoriamo nell'ambito delle camere operatorie, nelle quali gestiamo il paziente sottoposto ad intervento chirurgico. Il nostro compitoč quello di curarlo, dal punto di vista anestesiologico, con la somministrazione di sostanze che consentono all'operatore di poter procedere con il minor danno per il paziente. Il nostro ruoloč quello di minimizzare i danni del trauma chirurgico al paziente stesso, e questo lo facciamo sia somministrando dei farmaci anestetici ed analgesici, e sia ottemperando a tutte le alterazioni fisiologiche che intervengono durante un intervento chirurgico, soprattutto se quest'ultimo ha una certa aggressivitą . Il nostro ruolo poič molto importante nell'ambito del pronto soccorso, direi cheč centrale nel Dea, quindi nell'emergenza, dove facciamo, se cosଠpossiamo dire, i medici di urgenza, o per meglio dire, i medici dell'emergenza. Poi ancora la nostra figurač determinante nei centri di terapia intensiva e nei centri di rianimazione, dove appunto gestiamo questi pazienti, pił gravi, che non possono essere accolti e gestiti in altre strutture dell'ospedale, perchą© i reparti non possono offrire i servizi e l'assistenza di questi centri, nei quali sono presenti tutti i macchinari che consentono di mantenere in vita, e di poter far uscire il paziente dalla situazione critica in cui si trova.
Quindi un ruolo assolutamente delicato. Il suo nome, nell'ambito della sua specializzazioneč di assoluto rilievo, leič ritenuta un referente di altissimo livello professionale, ma dove comincia il suo percorso professionale?
Il mio percorso, come quello di molti miei colleghi,č cominciato in un centro di Rianimazione, dove sono rimasta per 12 anni. Ho scelto questa specialitą proprio perchą© ero interessata a poter offrire un soccorso, un aiuto immediato al paziente pił acuto. Quindi diciamo l'urgenzač sempre stato il mio interesse centrale. Sono stati 12 anni, nei quali mi sono confrontata con situazioni molto critiche e, naturalmente, con la morte. Devo dire che lଠper poterci stareč necessario tanto aiuto e supporto. Io ritengo che per noi anestesisti e rianimatori, per poter stare a lungo in un ambiente di questo genereč necessario un supporto psicologico, intendo dire, per tutti i medici che svolgono questo delicato ruolo. Infatti i team di psicologi sono previsti, perchą© sič a troppo stretto contatto con la morte e con situazioni cosଠdrammatiche, che richiedono una rivisitazione continua. Quando sei li ti poni una serie di problematiche, del tipo, ma io so fare il medico⦠la medicina funziona o non funziona. Per cui a mio avviso, al di lą del supporto, anche il ricambioč fondamentale. Poi ho proseguito la mia esperienza prendendo la direzione di alcune camere operatorie, dove seguo i pazienti chirurgici, nel pre e nel post operatorio. Un aspetto importante della nostra professioneč la gestione del dolore nel post operatorio, sul quale ci sarebbe da dire tanto e di pił. Il doloreč veramente un campo la cui gestioneč assolutamente non curata, non capisco perchą©ā¦ anzi lo so, se vuole il mio parere, io penso che ci siano motivi soprattutto di ordine economico.
L'ha vista crescere questa professione? è migliorata la statistica di tutti quei casi di emergenza di cui lei parlava prima? Ha visto crescere i risultati positivi?
Direi assolutamente di są¬.
Questa crescitač legata soprattutto a cosa? Ad una maggiore professionalitą umana, ad una maggiore adeguatezza delle strutture, alle sempre pił sofisticate tecnologie, o ai farmaci?
Io direi sicuramente a tutte queste cose insieme. Sicuramente ad una professionalitą sempre pił adeguata, ma anche al supporto della tecnologia. Basti pensare ai sistemi di ventilazione artificiale, una volta garantivano al paziente un tipo di ventilazione, in qualche modo antifisiologica, invasiva. Oggi invece sono talmente sofisticati, talmente adattati alla situazione del paziente, per cuič come dire che sostituiscono il suo respiro, quel particolare respiro in quella particolare condizione. Questo sicuramente ha aiutato moltissimo.
Dal punto di vista farmacologico, invece?
Anche lଠsiamo andati avanti, perņ direi non nella stessa maniera rispetto a quella cheč stata la crescita della tecnologia.
Tra i farmaci in uso, quale ritiene sia il pił valido, quello che ha maggiormente aiutato la vostra professione?
Ce ne sono diversi; sono stati perfezionati tutti gli oppioidi, i derivati della morfina, nei quali vengono utilizzate molecole ad attivitą analgesica sempre pił potente, e quindi in grado di garantire un intra operatorio pił analgesico. Anche nell'anestesia generale e nella rianimazione vengono usati farmaci, come ad esempio il Propofol cheč sicuramente molto maneggevole. Anche i Curari, che sono dei miorilassanti, anche questi oggi sono di pił facile e migliore utilizzo. Per cui la farmacologiač sicuramente ad un livello molto avanzato.
Parlando nello specifico del Policlinico Umberto I, ci sono, a suo avviso, al di lą dell'involucro cheč suscettibile, e spesso loč, di critiche e polemiche, la tecnologia, la farmacologia, il personale adeguato? Lo ritiene una struttura di eccellenza da questo punto di vista o si puņ fare di pił e di meglio?
Si puņ fare di pił e di meglio sempre. Guardi io dico che ci sono delle potenzialitą umane notevoli in questa struttura. Io lavoro in un ambiente, in un gruppo ampio, e devo dire che ci sono delle personalitą che sicuramente sono capaci e valide, e con notevoli possibilitą di espansione. è la realtą in cui viviamo, che rende difficile questa espansione, soprattutto alle donne. Questoč un ambiente dove la rivalitą , la carriera purtroppo, hanno ancora un ruolo centrale.
Dove va questa professione? Quali sono i traguardi pił immediati da raggiungere? A cosa ambite? Cosa sperate che cresca nell'ambito della vostra professione?
Sicuramente un obiettivo non raggiunto e che vorremmo raggiungereč quello di poter gestire al meglio il dolore, sia dal punto di vista delle possibilitą teorica, con la creazione di scuole di specializzazione, sia dal punto di vista proprio pratico e tecnico. Io credo che noi siamo quelli che pił di tutti conosciamo questo momento critico del paziente, e siamo quelli capaci di gestire i farmaci del dolore al meglio. In questo momento ritengo sia questo l'obiettivo assolutamente prioritario della nostra specializzazione e del nostro settore scientifico.
Luigina Dinnella




















